Foto di Ria Sopala da Pixabay 

Di Federica Pannocchia

Presidente dell’Associazione di volontariato Un ponte per Anne Frank, scrittrice, sceneggiatrice, educatrice.

Immagina se tutti quanti potessimo esprimerci. Immagina un mondo in cui non ci sono discriminazioni. Immagina poter guardare il prossimo negli occhi e riuscire a vederlo davvero. 

Immagina una società in cui le persone non sono emarginate. Immagina un luogo in cui non è sbagliato amare chi vogliamo amare. Immagina un posto in cui il colore della nostra pelle non condiziona come le persone ci vedono. Immagina un mondo in cui possiamo essere liberi di correre, di giocare, di ridere, di scrivere quella canzone, di lavorare, di chiedere a quella persona di uscire, di amare chi vogliamo. Di vivere.

Senza doverci giustificare, senza sentirci esclusi. Quel mondo può esistere. Ognuno di noi può farlo esistere.

Capita a tutti quanti di non sentirsi inclusi in una situazione. L’importante è capire che non siamo soli. Che ognuno di noi sperimenta un simile atteggiamento nei propri confronti; non essere invitati dagli amici, non far parte di quella festa, non partire con gli altri, non far parte di quel gruppo di persone, non sentirsi i benvenuti… Seppur in maniera diversa, ognuno di noi sa che cosa significa sentirsi escluso. Quel mondo può esistere. Ognuno di noi può farlo esistere.

Ciò non significa che dobbiamo annientarci e cambiare per gli altri. Dobbiamo rimanere fedeli a noi stessi e farci accettare per come siamo, non per come gli altri vorrebbero che fossimo.

A scuola sempre più studenti non si sentono inclusi. A causa del colore della propria pelle, a causa del proprio Paese di provenienza, a causa della propria lingua, a causa di un handicap, a causa della propria apparenza, a causa di un qualcosa che gli altri definiscono “diverso”. È importante capire che gli altri non dovrebbero definirci “diversi”, ma “meravigliosi”.

Perché ognuno di noi è un essere umano con centinaia e centinaia di meravigliose capacità. E ognuno di noi dovrebbe godere degli stessi diritti. Gli esseri umani sono esseri umani, indipendentemente dalle varie differenze. Essere diversi ci rende unici, non sbagliati.

sentirsi esclusi

Immagine di Gerd Altmann da Pixabay

Spesso ci sentiamo limitati in uno spazio. Prendiamo di nuovo come esempio la scuola. Un posto decisamente importante che ci permette di studiare e di trovare le nostre risposte per argomenti che così potremo affrontare con la nostra testa, ma anche un luogo in cui molti vorrebbero scomparire, specialmente durante la fase adolescenziale. Un luogo dove troppi studenti sono presi di mira, dove spesso si sentono delle nullità. Ma, nessuno è una nullità. Ognuno ha il proprio percorso, ognuno ha i propri problemi. E se solo provassimo a parlarci e aprirci l’uno con l’altro capiremmo che nonostante le nostre differenze i problemi che abbiamo ci accomunano.

La prossima volta che vedi una persona che viene esclusa non voltarti dall’altra parte, ma aiutala. Anche andando controcorrente. Anche se probabilmente non capisci esattamente il motivo per cui viene emarginata sicuramente avrai provato una sensazione simile che ti renderà empatico nei suoi confronti. 

E se ci sono luoghi come la scuola in cui non ci sentiamo inclusi, è necessario non dimenticarci che il mondo è molto più vasto! Anche se delle volte è difficile – e questo vale per qualsiasi ambiente, non solo quello scolastico – dobbiamo ricordarci che il mondo è immenso e che là fuori ci sono persone che condividono i nostri stessi interessi, pronte ad accoglierci e a farci sentire parte di un qualcosa che sentiamo propriamente nostro.

L’esclusione sfortunatamente e ingiustamente fa parte della nostra società. Fa parte di ciò che vediamo. Di ciò che siamo. Ma non dobbiamo cedere. Dobbiamo continuare a mettere una gamba davanti all’altra rimanendo noi stessi.

Recentemente ci sono stati numerosi casi di persone discriminate, o punite, a causa del colore della propria pelle. Alcuni dei loro nomi sono venuti in superficie, ma la lista è molto più lunga. E si tratta di persone. Di grida per la giustizia che scompaiono nel silenzio quotidiano. Si tratta di una catena infinita di persone che sono emarginate, escluse. Che sono allontanate solo perché definite “diverse”. 

Stranieri, persone con handicap, poveri, persone dalla pelle scura, transgender, gay, cisgender, persone troppo grasse o troppo magre… la lista è infinita. Eppure sarebbe semplice, perché siamo tutti quanti esseri umani.

La prossima volta che ti senti escluso sappi che non sei solo, ma che fai parte di una grande famiglia. La prossima volta che ti senti escluso sappi che ci sono centinaia e centinaia di altre persone che si sono sentite come te e che si sentono come te. Perché esiste anche un “noi” e non solo un “loro.”

Sappi che queste persone ce l’hanno fatta. Sappi che non hanno mai smesso di credere in sé stesse. E sappi che anche tu ce la farai. Perché sei una persona bellissima.

La prossima volta che vedi qualcuno che viene preso di mira e che viene escluso, prendi posizione. Vedrai quanto sarà più gratificante decidere con la propria testa al posto di seguire ciecamente atteggiamenti che ghettizzano gli altri a causa di differenze che non sono pericolose, ma che semplicemente spaventano a causa dell’ignoranza. Educati, pensa di testa tua e sii il cambiamento.

Ognuno di noi può abbattere l’esclusione. Non è giusto dividere le persone in base a qualche criterio, è sbagliato. Pensa a tutto ciò che è successo nella Storia e che continua a succedere non appena le persone sono ghettizzate.

Inoltre sarebbe come giudicare un libro dalla copertina. Come puoi decidere che un libro è brutto se non hai mai provato a leggerlo, a guardarci dentro? Ci vuole dialogo. È sufficiente guardare negli occhi la persona che abbiamo vicino; e capire che si tratta di un altro essere umano. E se fossi stato tu a essere nei suoi panni? C’è tanto da imparare dal prossimo, dalle nostre diversità. Ed è necessario ricordare che ognuno di noi dovrebbe godere degli stessi diritti.

Per far vincere l’integrazione. Per far vincere l’inclusione. Per essere la differenza, e non l’indifferenza.

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