Testo di Claudia Compiani per Adolescenza InForma. Immagine di Darwin Laganzon da Pixabay 

Differenze

Dal grande schermo alla molteplicità di piccoli schermi; tra le mani, questi volumi, oggetti minimali dalle semplici forme, che circoscrivono le nostre vite e catturano il nostro sguardo.

I nativi digitale, adolescenti più di tutti, possono considerarsi presi, captati dallo schermo a cui fanno corpo. Il loro corpo si espone e aderisce a quella superficie opaca e, al tempo stesso, costantemente luminosa che ne prolunga l’esperienza e il sentire – che sia nella schermata di una chatroom su WhatsApp, su una pagina Facebook, seguita su Instagram o su Tiktok, che sia una ricerca effettuata sulle onnicomprensive applicazioni Google. 

Il corpo diventa virtuale, è nello schermo, è lo schermo stesso, e da lì può essere deriso, schernito, esibito in tutta la propria impossibilità di schermarsi. 

Gli effetti del virtuale risultano immediatamente reali là dove un’esistenza si ritrova soffocata, drammaticamente imbrigliata, in una violenza che compromette la capacità di affezione della sua stessa esistenza. Pensiamo alle nuove forme di violenza mediata dai dispositivi tecnologici. La mediazione del supporto tecnico e la protezione a distanza dello schermo non riducono l’intensità di esposizione. Un dispositivo connesso alla rete, al web partecipativo e alle sue piattaforme social, è visibile da tutti quei dispositivi che a loro volta vi accedono. 

Corpi esposti, esibiti, pubblicati, postati – accessibili a una molteplicità indefinita di sguardi – senza possibilità di riappropriazione, a causa della loro diffusione in rete; ormai sulle dita di tutti gli schermi tattili, ormai fuori da qualsiasi volontà di controllo intenzionale/personale. Si connota in questi termini il fenomeno del cyberbullismo, differendo inevitabilmente dalle forme di bullismo tradizionale.

La legge n. 71 del 2017 introduce, nel nostro Paese, disposizioni specifiche a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo; quest’ultimo si espliciterebbe per via telematica attraverso una gamma di comportamenti: pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, messa in ridicolo, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione, diffusione e trattamento illecito di dati e di contenuti personali.

Cyberbullismo: comportamenti ricorrenti

Vi è un ampio inventario di quelle peculiari condotte che ricoprono lo spettro semantico del fenomeno. Nel repertorio, tra le voci distintive e i comportamenti ricorrenti tra i giovani, riscontriamo: 

  • Cyberashing
  • Cyberstalking
  • Denigration
  • Exclusion
  • Flaming
  • Harassment
  • Impersonation
  • Outing and trickery

Da una raccolta sistematica delle definizioni operative, che occorrono più frequentemente nelle pubblicazioni scientifiche sul tema, per cyberbullismo si intende: l’utilizzo, a più riprese e intenzionale, delle Tecnologie della Comunicazione e dell’Informazione (ICT) per danneggiare, molestare ferire e/o imbarazzare un bersaglio

Questa definizione, semplice e concisa, si avvale di precisi tratti descrittivi: 

  • atto aggressivo
  • uso ICT
  • bersaglio-target
  • intenzione
  • ripetizione
  • danno

Cyberbullismo: la mediazione tecnologica

Nonostante molti caratteri ricalchino quelli del bullismo tradizionale, la ricerca vi pone uno scarto, invitando a reinquadrarli e ricontestualizzarli a partire dalla peculiarità inevitabile prodotta dal medium tecnologico e dalle differenti esperienze affettive ivi coinvolte. Si pensi, ad esempio, alla categoria della ripetizione: nel campo cyber risulta un attributo amplificato, poiché anche un singolo upload − un’immagine caricata o un video condiviso − può essere scaricato, catturato e ricondiviso da chiunque, in qualsiasi momento. 

Per delineare la specificità del fenomeno, e per rendere maggiormente estensiva la definizione, sono state considerate ulteriori caratteristiche chiave: 

  • anonimato
  • squilibrio di potere
  • accessibilità e disponibilità
  • permanenza
  • diffusione
  • pubblico
  • impatto

Il cyberbullismo, in quanto nuova forma di violenza del contemporaneo, ci interpella nelle sue forme specifiche di manifestazione. Una violenza fisica diretta comporta effetti differenti rispetto a quelli di una violenza mediata dallo schermo e diffusa attraverso meccanismi di connessione in rete. Si tratta di mostrare le differenze strutturali tra due fenomeni che si giocano su terreni diversi e non la riduzione dell’uno a somiglianza dell’altro, esplorando la specificità della potenza virtuale in gioco. 

Bibliografia

Barlett C., From theory to practice Cyberbullying theory and its application to intervention, in «Computers in Human Behavior» Vol. 72, pp. 269-275, 2017.

Bocchini, Montanari, Le nuove disposizione a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo, in «Le nuove Leggi civili commentate» vol. 2, 2018.

Kofoed J., Staksrud E., “We always torment different people, so by definition, we are no bullies”. The problem of definitions in cyberbullying research, in «New media & society» 2018.

Peter I.-K., Petermann F., Cyberbullying: A concept analysis of defining attributes and additional influencing factors, in «Computers in Human Behavior» Vol. 86, pp. 350-366, 2018.

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