della Redazione

Danny Zampiccoli offre agli adolescenti la possibilità di aiutarlo nella gestione del suo rifugio Altissimo ‘Damiano Chiesa’ sul Baldo: con schiettezza e umanità, ci parla di quest’opportunità.

Perché hai scelto di dedicare il tuo tempo agli adolescenti con queste iniziative?

Ho grande stima e rispetto degli adolescenti, li apprezzo profondamente, e li considero di gran lunga migliori di ciò che gli adulti provano ad insegnare, me compreso. Hanno un mondo di valori autentici, certo, li descrivono sempre in modo un po’ confuso, non si capisce bene se ciò che dicono nasce da una convinzione o se ripetono semplicemente ciò che hanno sentito dire qui e là, però percepisco in loro la voglia: di chiedere, di aiutare, di costruire, di confrontarsi, di stare assieme.

Che tipo di attività svolgono in rifugio durante l’estate?

In rifugio aiutano in cucina, a lavare i piatti, a prendere le ordinazioni, a servire ai tavoli, a tenere in ordine, a sistemare le stanze, a raccogliere le erbe o fare la legna e scaricare la spesa.

Li ospitiamo rigorosamente senza genitori, è assolutamente vietato chiamarli.

Di solito si fermano 5 giorni, non il weekend, perché è un po’ caotico e a noi invece fa piacere avere il tempo e la tranquillità di seguirli, per far sì che possano imparare realmente ad essere utili.

Perché i ragazzi scelgono di venire in rifugio?

Perché desiderano far parte del nostro gruppo. Noi siamo molto affiatati, è molto tempo che ci conosciamo ed è come se fossimo una grande famiglia: oltre a me ci sono 2 ragazze e 3 ragazzi, il più ‘vecchio’ ha 35 anni e il più giovane ne ha 17, l’abbiamo assunto come cuoco.

Quanta fatica fanno ad accettare le tue regole?

Qui ci si diverte, ma non è un mondo fatato, ci sono regole e ruoli ben precisi.

Credo moltissimo nel rispetto delle regole: non si tratta di venire qui, bere, fumare, ma di partecipare con responsabilità.

Ci è capitato di aver ospitato un ragazzo di 17 anni, con l’accordo di non fumare finché minorenne, lui è venuto, ha fumato e il giorno dopo è stato rimandato a casa. L’unico caso in 12 anni.

Di solito riescono ad accettare le regole, magari i primi giorni bisogna ripetere duecentomila volte le stesse cose, ma poi entrano nel meccanismo. Certo, appena arrivano sono un disastro, portano le abitudini che hanno a casa, quindi ricreano il loro disordine, ma noi li raddrizziamo: se trovo calzini sporchi in giro li butto via e la volta dopo sono in ordine.

Quali sono per loro le fatiche più grandi?

In realtà non è molto faticoso stare qui: al contrario di quello che si potrebbe pensare, non fanno nessuna fatica a rinunciare ad Internet, al cellulare, alla TV, perché fare le cose in compagnia e appartenere ad un bel gruppo affiatato come il nostro sono cose che alleggeriscono.

Cerchiamo di far sì che possa essere un’esperienza di crescita, ad esempio per portare ai tavoli le ordinazioni, quando sono pronte, bisogna gridare davanti a 50-100 persone il nome del cliente che ha ordinato: è un bellissimo esercizio per i ragazzi timidi, soprattutto quando il nome è straniero e difficile da pronunciare.

Come la loro presenza cambia la routine del rifugio?

I nostri ospiti fanno colazione con la musica dei The Rozer a tutto volume dalla cucina, cantata a squarciagola dai ragazzi!

Poi è bellissima la nostra pausa cappuccino: per noi è un momento per volerci bene, è il momento degli abbracci.

Nei momenti di tranquillità hanno voglia di parlare? Si aprono con voi?

Assolutamente sì: quando piove ad esempio c’è più occasione di parlare, ma anche in vari momenti della giornata, capita che ci troviamo assieme a fare le pulizie e si chiacchiera, si parla del futuro, di ciò che desiderano fare con la scuola, di progetti per il tempo libero, delle attività sportive, di morosi e morose. Succede tutto con molta naturalezza e spontaneità.

Ma per loro non sono un amico, se mai un adulto che dà le regole e con il quale si divertono. Sicuramente si aprono di più con me rispetto a un genitore o un insegnante, poi non tutti, dipende dal carattere, c’è chi lega di più con me, chi invece lega di più con altri adulti del gruppo.

Come se la cavano con le conquiste amorose?

Un vero disastro! Li aiutiamo noi con qualche battuta se ci accorgiamo di una simpatia, però questo non è certo un luogo di conquiste. In realtà non è nemmeno un momento di pausa dagli ormoni, perché anche per noi adulti questo è un argomento importante, ne parliamo volentieri e se vediamo una bella ragazza facciamo commenti e battute, però da questo a parlare di conquiste ce ne vuole!

Secondo te c’è una caratteristica che accomuna i ragazzi che cercano quest’esperienza?

Sì: la voglia di avere un capo. Vediamo che spesso agli adulti manca la capacità di essere il capo, se vengono qui il capo sono io.

Spessissimo insegnanti e genitori diventano amici, ma in realtà di amici sono in grado di trovarne dovunque. Come adulto ho la responsabilità di dire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e far sì che loro possano confrontarsi su questo. Io dò la regola, poi ci si confronta, ma alla fine, come capo, sono io che prendo le decisioni.

Ma c’è dell’altro, noto che spesso i ragazzi che vengono qui hanno dei fardelli, dei pesi emotivi caricati sulle loro spalle, un po’a causa di storie difficili o di situazioni familiari complicate.

I ragazzi hanno già abbastanza fardelli per il solo fatto di essere adolescenti, perché magari non hanno i pantaloni giusti o non sono abbastanza alti e via dicendo.

In che modo i ragazzi arrivano a chiederti di partecipare a quest’esperienza?

In vari modi: ad esempio un ragazzino era venuto qui 3 giorni con la scuola, doveva svolgere una mansione faticosa e mi aveva chiesto ‘ma chi è che mi può dare una mano?’ ed io gli avevo risposto ‘qualcuno che tu non hai preso in giro durante l’anno scolastico’ e lui ha concluso ‘va bene, allora lo faccio da solo’. Ad inizio estate poi mi ha contattato la madre dicendomi che il figlio desiderava trascorrere qualche giorno qui in rifugio con noi.

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